Sebbene molto diversi tra loro, il mondo della moda e quello dei graffiti hanno sempre avuto molti punti di contatto. Gli street artist, infatti, si sono sempre distinti fin dagli esordi non solo per la loro creatività, ma anche per il loro stile di abbigliamento, prevalentemente ispirato alla cultura hip-hop.

Non solo, i primi writers erano soliti “appropriarsi” della superficie delle proprie felpe, t-shirt o giacche di jeans per scrivere il loro nome in codice o quello del proprio gruppo o quartiere.
Non c’è quindi da meravigliarsi che questa esplosione di immaginazione e creatività abbia poi avuto ripercussioni e influenze dirette anche sui brand di moda giovanile. Ne sono un valido esempio lo street artist e illustratore Shepard Fairey, nome d’arte
Obey, che nel 2001 ha fondato la propria azienda di abbigliamento Obey Clothing, ma soprattutto la collaborazione fra l’artista Cope2, i cui graffiti sono una delle leggende di New York, e lo storico marchio di sneakers e capi sportivi Adidas.

Biografia di Cope2

Bambino del Bronx, figlio di genitori portoricani, Cope2 ha lasciato il segno nella città di New York a partire dagli anni ’80. Prima, però, di essere conosciuto per le sue opere d’arte ed intraprendere una brillante carriera nel campo dei graffiti Cope2, Fernando Carlo, questo il suo vero nome, ha dovuto fare i conti anche col lato più oscuro e violento della sua città. Nato nel 1968 in un clima di povertà, fin da giovanissimo Carlo è entrato a far parte del giro della droga, della delinquenza e del denaro facile.
Questo lo ha portato a diventare, nei primi anni della sua giovinezza, uno spacciatore a tutti gli effetti, un passato che lui stesso non ha mai rinnegato poiché è stato, per certi aspetti, la sua “palestra di vita”.
Parallelamente comunque ha sempre portato nel cuore la passione per i graffiti, trasmessagli dal cugino Chico che fin da quando aveva 8 o 9 anni era solito portarlo con sé a “taggare” i muri della metropolitana.

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“Chico” tag su una linea della metropolitana di New York – Anno 1982 – Courtesy Cope2 instagram

E così, osservando il proprio nome scritto con vernici colorate dappertutto, Cope2 ha iniziato a sognare di poter essere qualcosa di diverso di un trafficante di droga, anche se, come racconta spesso lui stesso, a farlo uscire definitivamente dal giro dello spaccio ci è voluto l’incontro ravvicinato con un proiettile.
Una volta liberatosi dal crack, la droga che in quel periodo imperversava per le strade di New York, Cope2, alias Fernando Cardo, è stato preso dalla follia di bombardare col suo nome tutto quello che poteva. Ha iniziato quindi a taggare intere linee della metropolitana, fino a che i graffiti di Cope2 si potevano vedere praticamente ovunque.

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“Cope2” tag su una linea della metropolitana di Brooklyn – Anno 1993 – Courtesy Cope2 instagram

Cope2 e la collaborazione con Adidas

Mentre ancora vendeva droga per i quartieri malfamati della Grande Mela, forse Fernando non pensava che in seguito avrebbe fatto quello che più ama fare, i graffiti, su sneacker, t-shirt e felpe di marchi importanti come Adidas. O forse sì. L’arte di Cope2, infatti, viene direttamente dalla strada e forse proprio per questo in grado di comunicare con tutti, compresi i giovani che si riconoscono nella filosofia di brand come Converse, Footlocker e Adidas. Chi di lui, o altri come lui, poteva pertanto essere scelto per rafforzare la brand identity e arricchire di contenuti il messaggio di uno dei maggiori produttori di abbigliamento sportivo in America e nel mondo?
“Crediamo che, attraverso lo sport, abbiamo il potere di cambiare la vita – sostengono i marketer di Adidas Nord America – e riconosciamo che gli atleti sono molto più che quelli sul campo in quanto possiamo anche promuovere la creatività nelle strade e negli studi di registrazione.”
Tutto ciò porta, come conseguenza diretta, la necessità da parte del marchio di ampliare il proprio storytelling aziendale anche con altre storie che non riguardino solo quelle delle squadre sportive, ma anche ad esempio il mondo dell’arte e della musica. Questo spiega le collaborazioni, a partire fin dagli anni 90, con gli artisti Hip Hop Tupac e Snoop Dogg fino ad arrivare ad oggi con Kanye West e il suo brand rap Yeezy. Ma, soprattutto, spiega anche il rapporto con la street art e i graffiti di cui Cope2 è oggi uno dei massimi esponenti.
Dal canto suo, anche Cope2, le cui opere d’arte sono esposte oggi in numerose gallerie d’arte e sono ambite da tutti i più importanti collezionisti d’arte di tutto il globo, non è insensibile al valore aggiunto che possono portare alla sua creatività queste collaborazioni e le altre che ha recentemente intrapreso anche con il cinema e il mondo dei videogiochi.
Per un artista che infatti è nato sulla strada, ogni ispirazione che viene dall’esterno può essere un importante spunto per dare alla propria creatività un messaggio più convincente.
Si tratta, indubbiamente, di un punto di vista che, per certi aspetti si contrappone a quello di altri street artist come Banksy, il quale fa del consumismo, dei marchi e della globalizzazione alcuni dei propri obiettivi polemici, tanto da arrivare a dipingere un quadro (la riproduzione su tela della “Ragazza con palloncino”) che si autodistrugge subito dopo essere stato venduto all’asta per oltre un milione di sterline, ma che a pensarci bene si colloca di diretto all’interno del concetto di creatività che era proprio dei primi writer: fa uscire l’arte dai musei per renderla patrimonio di tutti.